Nel mese di maggio 1982 Veronica si ammala di varicella. La malattia, in sé benigna, diventa preoccupante perché si rende necessario interrompere la terapia di mantenimento, cui ella deve sottostare per bloccare il suo male.
E' un'altra imprevista parentesi, che Veronica deve affrontare nell'ospedale di Parma, nel più completo isolamento. Per lei il colpo é tremendo: mancano pochi giorni alla presentazione del saggio di danza classica, che ha ripreso a praticare e che ha preparato con entusiasmo contagioso, quasi una sorta di riscatto di tanta forzata limitazione.
Non appena dimessa dall'ospedale di Parma, Veronica deve riprendere immediatamente il ciclo di terapie interrotte presso l'ospedale di Bologna. Questa logorante situazione non le impedisce tuttavia di frequentare il secondo anno di scuola media con risultati incredibilmente eccellenti.
Le sue condizioni fisiche tornano accettabili e Veronica può riprendere a disporre del proprio tempo. Sempre nel mese di maggio scrive "Ti amerò". Seguono , nel mese di giugno "E' sempre Pinocchio", "L'importanza del sapere" e "Oblio dilettevole" (inedita).
Da tempo Veronica desidera visitare Venezia e finalmente nel giugno di quell'anno può esaudire questo desiderio. Si procura diligentemente una guida e comincia a visitare i luoghi più importanti, osservando e controllando per carpire e godere a fondo lo spettacolo che essi offrono: piazza S. Marco, la Basilica , il palazzo del Doge e i Piombi. Tutto questo farà dire a Veronica: "l'uomo non finirà mai di stupire per ciò che di grande sa fare, nel bene e nel male".
La giornata é proprio densa di emozioni perché tra gli itinerari c'é anche una visita ad una grande mostra antologica di Renato Guttuso a Palazzo Grassi. I quadri attraggono Veronica per la forza che i colori riescono ad imprimere alle immagini, infatti lei é innamorata dei colori brillanti e ne fa un grande uso nei suoi lavori. E' colpita in particolare da un quadro: "la Crocefissione". Il modo anticonvenzionale e drammatico in cui il pittore rappresenta il simbolo di quanti subiscono patimenti e privazioni per le loro idee, le crea un forte disorientamento.
Durante una vacanza nella casa di montagna degli zii Anna e Cesare ha occasione di parlare con Franco Capone, primogenito dello zio, un giovane di venticinque anni, che fa il giornalista e scrive di antropologia e paleontologia. Veronica rimane affascinata dai suoi racconti: viaggi fatti in Africa, incontri con animali rari, servizi fotografici eccezionali. Tutto questo stimola in lei il desiderio di fare altrettanto, decide quindi che in futuro si dedicherà al giornalismo.
Il 20 agosto si reca coi genitori e l'amica Monica Storci all'Arena di Verona per vedere l'opera "Aida". L'Arena é stracolma di pubblico, le candeline accese e il silenzio improvviso creano una suggestiva atmosfera. Veronica ne rimane talmente colpita che, anche quando al secondo atto un grosso temporale fa interrompere lo spettacolo, lei chiede di rimanere sino alla fine. Dopo quasi due ore lo spettacolo riprende e lei torna all'alba soddisfatta per la sua esperienza in più.
Veronica sta bene e anche nei suoi genitori, pur vivendo continuamente con l'angoscia di una ricaduta, si irrobustisce la speranza che possa guarire definitivamente. Infatti i protocolli terapeutici dell'epoca prevedono che dopo tre anni di mantenimento, le terapie vengano definitivamente interrotte.
Il 23 agosto Veronica, che sta terminando le vacanze nella sua casa con la sua famiglia, dev' essere ricoverata urgentemente in ospedale.
Il 2 settembre i genitori sono invitati ad un colloquio con i medici.La diagnosi e tremenda: si tratta di una ricaduta e le speranze di guarigione sono tenuissime. Inizia un nuovo calvario durante il quale Veronica é sottoposta a cure pesantissime. Per dieci giorni non può muoversi dal letto, una costante presenza di medici nella sua stanza, fleboclisi giorno e notte, controlli, punture lombari senza riuscire neppure a mangiare, solo un poco di bere. Veronica non si lamenta mai, appena può sorride ai suoi genitori e soprattutto accetta le cure con fiducia, nonostante abbia capito che due anni e mezzo di lotta siano stati inutili e che c'é tutto da rifare.
Perde i capelli una seconda volta, ma é già preparata, ciò che le importa di più é riprendersi in fretta per tornare a vivere la sua vita.
Questa positiva reazione meraviglia i medici e dà sollievo ai suoi genitori che, per un momento, tentano di non pensare alle terribili dichiarazioni del primario.
Intanto si avvicina il nuovo anno scolastico e Veronica manifesta sempre più il desiderio di andare a scuola, almeno per un giorno, il tempo di scegliersi il suo banco e poi tornare alle cure. Pazientemente e con dolcezza, i medici tentano di farle capire il rischio nel quale incorre uscendo dall'ospedale in un momento così delicato della sua salute, lei si ribella con forza. E non é la solita reazione di una bambina di tredici anni, ma di un adulto che si risveglia in lei, che in una grande crisi di pianto, manifesta ai medici tutto il suo dolore e la sua rabbia: "Non posso rimanere qui legata a questo letto e perdere il mio tempo con tutte le cose importanti che ho da fare a casa, se non sapete guarirmi lasciatemi morire che é meglio".
A capo chino e in silenzio i medici lasciano la stanza: restano i suoi genitori che, col volto impietrito dal dolore, cercano di confortarla e tranquillizzarla.
Il 14 di settembre, sotto la responsabilità dei genitori, Veronica lascia l'ospedale per presentarsi il mattino seguente 15 settembre, primo giorno di scuola, elegante e sorridente nella sua classe. Ha visto i suoi compagni, la sua insegnante e scelto il suo posto, con la sua compagna di banco, Monica. Come promesso ritorna in ospedale soddisfatta di aver vinto una grande battaglia.
E' felice e lo esprime immediatamente con la poesia del 16 settembre "Domani andrà meglio"- ...Vorrei narrare alla luna alle stelle/le gioie più belle/per farle splendere/ e sperare/in un futuro migliore/ perché se c'é/qualcuno che sorride a te /un domani ancora c'é.-
Quando ci sono da affrontare i giorni di cura all'ospedale é il momento più triste per la famiglia. La casa piena di allegria,di colori, di suoni, si spegne improvvisamente. Veronica si ritira nella sua stanza e prepara le cose di cui circondarsi in ospedale e così fanno mamma e papà sempre in silenzio, che si apprestano a raccogliere le loro cose per trasferirsi "là". Una volta in ospedale, la cosa che più preme a Veronica non sono gli esami, ma l'assegnazione della cameretta per poi darle un'impronta allegra. Niente pigiama o camicia da notte, solamente tute coloratissime, quasi sempre azzurre, suo colore preferito, panno scozzese sul letto, pupazzi e giornalini, borsa colorata contenente la lana, un'altra per i ferri da maglia e l'uncinetto, cartella di scuola azzurra e rossa, per continuare a studiare e fiori freschi. Tutto ciò che serve deve essere colorato per coprire, come dice lei, "quel bianco di ospedale che fa impazzire e fa ammalare ancor di più!"
E' molto attenta al lavoro che si svolge attorno a lei, vuole conoscere a cosa serve una determinata cura, quali effetti collaterali comporta, perché dice ai medici: " devo essere informata per prepararmi psicologicamente a superare i momenti difficili".
L'ospedale dunque deve essere diverso per essere accettato da lei, ma poiché l'ambiente é quello che é, solo la fantasia di Veronica può cambiare l'aspetto a tutto quanto la circonda per continuare a sorridere.
I corridoi ornati ai lati da piante o fiori molto belli, per Veronica diventano viali per le sue infinite passeggiate, conversando con la mamma o con il papà, si ferma a scoprire nuove foglioline o nuovi boccioli come fa nel suo giardino. Alle pareti di questi corridoi sono appesi quadri fatti dagli stessi ragazzi ospiti e posters di paesaggi ed animali. A volte Veronica si diverte e va in visita (per gioco) alla mostra dei quadri, che suddivide in "Sala Viaggi" e "Sala degli amici". Quest'ultima si riferisce ai posters degli animali suoi amici prediletti.
Parlando poi dei bambini ospiti, Veronica asserisce che " sono diversi da quelli che s'incontrano 'fuori' , hanno sguardi intensi e comportamenti da persone adulte, infatti- osserva- non sanno fare capricci".
La sera del 14 di ottobre, mentre Veronica passeggia lungo il corridoio, un casuale e simpatico incontro: il comico genovese Beppe Grillo, che a sua volta ha un figlio in cura presso l'ospedale, le strappa un sorriso e le regala un divertente autografo sulla rubrichetta, dove Veronica custodisce i suoi appunti particolari.
Arriva il 27 ottobre 1982, il giorno del suo tredicesimo compleanno. Veronica é molto triste perché si trova in ospedale per i soliti rigidi controlli, anche se la sua festa é rinviata alla domenica successiva, lei é come offesa da queste continue rinunce, che la malattia le impone. Non parla, e sembra quasi assente ma, appena torna a casa, tutto cambia e si prepara un bella festa per il suo compleanno. Fra i regali che riceve c'é anche una macchina da scrivere elettrica ed una macchina fotografica, con le quali potrà esercitarsi in previsione della sua attività di giornalista.
A questo proposito va rimarcata l'importanza che ha per Veronica la scelta di un regalo da fare o da ricevere. Qualsiasi cosa si regali deve essere "utile o intelligente". Ha una speciale predilezione per gli oggetti in miniatura, agendine, matitine, mini peluches e curiosità varie, che ripone con meticolosa cura nel suo mobiletto. Ama collezionare bamboline, che amici e parenti le portano da ogni parte del mondo. Nella vetrinetta dove le tiene in perfetto ordine, custodisce una ricca rappresentanza dei più interessanti e svariati costumi regionali e internazionali di ogni foggia e colore. Le bambole da gioco non la interessano più da tempo, anche le più belle e riccamente vestite le trova superate. Ad una sola é particolarmente legata: é una bambola di pezza, creata assieme a sua madre per trascorrere un pomeriggio diverso. E' stata realizzata con una tutina rossa di quando lei aveva tre anni e rintracciata, sempre da lei, in solaio. E' l'unica bambola, che ha il privilegio di un posto sul suo letto.
Anche con le letture Veronica é molto selettiva: punta il suo interesse solo su ciò che ritiene utile ed istruttivo con qualche eccezione per divagazioni di taglio ironico e rilassante. Legge libri di poesie, racconti, libri di autori diversi della biblioteca scolastica e i primi romanzi tipo "I ragazzi dello zoo di Berlino", che parla dei problemi della gioventù e, in questo caso, della droga, più tantissimi giornalini.